Spreco alimentare: cresce del 15% anche in tempo di Covid
Finito l’effetto del lockdown del 2020 che ci ha resi più parsimoniosi, il 2021 ha segnato una risalita dello spreco alimentare, valutato in 7,37 miliardi. Sono i dati rilevati dall’Osservatorio Waste Watcher, che sottolinea come l’”effetto controllo” della dispensa e la difficoltà nel fare la spesa durante il primo lockdown, abbiano determinato una migliore gestione delle materie prime in casa. Chi non ricorda, infatti, la corsa alla farina per fare il pane e la pizza in casa?
Sembrerebbe però che dopo appena due anni questi comportamenti virtuosi siano finiti nel dimenticatoio, insieme al cibo che nel frattempo scade e finisce nei cassonetti. Una realtà descritta nel Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International, secondo il quale lo spreco alimentare domestico pro capite si attesta in media sui 30,956 kg annui (595,3 grammi settimanali), circa il 15% in più del 2021.
I dati sono stati diffusi in occasione della 9^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos.
Con il progressivo ritorno alla vita sociale siamo diventati meno attenti alla gestione e all’utilizzo del cibo. La crescita del 15% di spreco rispetto al 2020 è più importante a sud (+18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 12% rispetto alla media italiana).
Un fenomeno stimato complessivamente in circa 7,37 miliardi euro pari a circa 1.866.000 tonnellate di cibo: una cifra drammaticamente vertiginosa, in contraddizione con altre emergenze socio economiche come ad esempio il caro energia che dovrebbero sensibilizzare le famiglie sulla necessità di contenere al massimo lo sperpero annuale di cibo che incide notevolmente sul bilancio familiare.
L’Italia nazione più virtuosa
Secondo l’agro-economista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare (quest’anno si è svolta il 5 febbraio 2022), l’aumento dello spreco si spiega in parte per la ripresa del consumo extra-domestico e per un disorientamento generale dovuto alla pandemia che rende ancora complessa la gestione della vita in casa e fuori. Ciononostante, l’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel “G8” dello spreco. I russi sono a quota 672 grammi settimanali, gli spagnoli a 836 grammi, gli inglesi a 949 grammi, i tedeschi a 1081 grammi, e i canadesi con 1144 grammi. In testa alla classifica dei cittadini che sprecano di più, ci sono i cinesi con 1153 grammi e quelli statunitensi con uno spreco di 1453 grammi di cibo settimanali pro capite.
L’impatto sull’ambiente
In termini di impatto ambientale, le perdite di cibo e alimenti rappresentano un enorme e inutile spreco di risorse usate per la produzione, come l’energia, l’acqua e la terra.
Produrre cibo che non sarà consumato porta a sprechi non necessari di fonti fossili usate per coltivare, spostare e stoccare il cibo, insieme alla produzione di biogas prodotto dai rifiuti alimentari buttati in discarica. Queste emissioni inoltre contribuiscono in maniera determinante al cambiamento climatico a causa delle emissioni di CO2 prodotte.
Lo spreco di cibo è inoltre responsabile di una deforestazione sempre maggiore e di perdita in termini di biodiversità.