Siccità: la natura «taglia» gli allevamenti intensivi e agisce prima dell’uomo
Da diverse settimane brucia l’Ovest degli Usa e parte degli stati del Nordovest. Non parliamo di veri e propri incendi, quanto della grave siccità che ha colpito questi stati americani. Qui la vendita del bestiame è passata da 400-600 capi a settimana a circa 4200 in una cittadina di soli 3 mila abitanti (per lo più allevatori) nel North Dakota.
Un’emergenza di proporzioni catastrofiche — si legge sul blog The Economic Collapse, ripreso anche dal Corriere della Sera (Clima e Ambiente) – che sta portando gli allevatori di bestiame a vendere tutto il possibile. A causa del caldo eccezionale, i prezzi di mangime e foraggio, fieno e mais sono arrivati alle stelle e tenere gli animali diventa antieconomico.
Danni anche all’agricoltura
Mentre in tutto il mondo i governi discutono delle cause dell’effetto serra, tra le quali gli allevamenti intensivi, l’industria delle carni è messa al palo dal cambiamento climatico in atto sul Pianeta ed è costretta ad autolimitarsi per mantenere un equilibrio ambientale. Oltre alle scorte di cibo, scarseggia anche l’acqua per il bestiame. Le riserve idriche sono diminuite, negli ultimi 20 anni, di oltre il 37%.
Se le mandrie del West americano diventano più piccole, il caldo non risparmia neppure gli agricoltori. In California sono state sospese le erogazioni di acqua destinata alle colture e ben 200 mila ettari di terreni non verranno coltivati. Con i tagli agli approvvigionamenti idrici che presto interesseranno anche Arizona e Nevada, aumenteranno sicuramente i prezzi di frutta e verdura cosi come quelli della carne.
Un futuro incerto
Inoltre anche i vicini fornitori degli Usa non se la passano meglio. Messico e Brasile, infatti, sono alle prese con una delle siccità più severe dell’ultimo secolo. Il futuro della produzione agricola, cosi come quello della carne, nell’emisfero occidentale è piuttosto incerto.
Per questo gli scienziati parlano di una nuova “Grande Depressione” che potrebbe colpire gli Usa nei prossimi anni, causata da una crisi climatica e dalla sostanziale lentezza nell’elaborazione di risposte adeguate per fronteggiarla. Tra queste anche l’implementazione di pratiche agricole rigenerative per migliorare il suolo e rallentare gli effetti del cambiamento climatico.
Quello che emerge, secondo gli esperti, è la necessità di ricorrere a progetti di riconversione profonda dei sistemi economici e produttivi che si traducono in pratiche ambientali sostenibili di medio e lungo periodo, non solo negli Usa, ma a livello globale.
In questo fase, è la natura che sta prendendo le decisioni al posto dell’uomo. Ma a quale prezzo?