Secondo la FAO sempre più a rischio la risorsa acqua nel mondo
In occasione della pubblicazione del rapporto annuale State of the World’s Land and Water Resources for Food and Agriculture, torniamo a parlare di acqua. Nel documento, la Fao fa il punto sullo stato delle risorse idriche e sul degrado del suolo in vista della necessità di sfamare 10 miliardi di persone entro metà secolo.
Le aree coltivate del mondo
L’area coltivata del mondo è cresciuta del 12% negli ultimi 50 anni. L’area globale irrigata è raddoppiata nello stesso periodo, e questa è la quota maggiore dell’aumento netto della terra coltivata. Nel frattempo, la produzione agricola è cresciuta tra 2,5 e 3 volte, grazie al significativo aumento del rendimento delle principali colture. Ma il degrado dei suoli e la crescente scarsità d’acqua continuano a gettare una luce sinistra sulla capacità globale di sfamare l’umanità e preservare gli ecosistemi nei prossimi decenni.
Per sfamare tutti, la produzione di cibo dovrà crescere del 50%. Così ci saranno nuove pressioni sugli ecosistemi. Ma la scarsità d’acqua crescerà. E l’acqua diventerà anche una risorsa sempre più contesa. La domanda da parte dei centri urbani (per uso domestico) e dell’industria crescerà più rapidamente di quella dell’agricoltura e porta questi settori in rotta di collisione.
Sul fronte del degrado di suolo, la sfida sottolineata dalla Fao è di evitare un boom. Oggi colpisce già un terzo dei terreni agricoli, più di 1,5 milioni di ettari. E potrà peggiorare a causa della pressione demografica, oltre che del cambiamento climatico. Le aree urbane occupano appena lo 0,5% della superficie terrestre ma questo dato è destinato a crescere con il trend di urbanizzazione spinta in atto. Questo significa non tanto più consumo di suolo – in realtà il dato pro capite è sceso del 20% tra 2000 e 2017 – quanto più consumo di risorse idriche e inquinamento di terreni agricoli.
Gli effetti del cambiamento climatico
Si prevede che il cambiamento climatico inciderà non poco sulla disponibilità di acqua per la produzione alimentare. Le proiezioni mostrano una generale riduzione delle precipitazioni nelle zone semi-aride, un loro incremento nelle zone temperate, una maggiore variabilità nella distribuzione delle piogge, una maggiore frequenza di eventi estremi e un aumento della temperatura. Questi elementi incideranno in particolare sull’agricoltura tropicale e sub-tropicale.
Si prevede una forte riduzione del deflusso superficiale dei fiumi e della rialimentazione delle falde acquifere nell’intero bacino del Mediterraneo, come pure nelle zone semi-aride nel sud dell’Africa, in Australia e nelle Americhe.
La combinazione di riduzione del flusso dei fiumi, inondazioni e innalzamento del livello del mare inciderà pesantemente sui sistemi produttivi irrigui che dipendono dallo scioglimento dei ghiacciai (come il Punjab e il Colorado) e sui delta dei bassopiani come quelli dell’Indo, del Nilo e del fiume Brahmaputra-Gange-Meghna, il delta più popolato al mondo.
Nei tropici semi-aridi, dove si prevede una maggiore frequenza di siccità e inondazioni, il cambiamento climatico colpirà in particolare le popolazioni rurali povere facendo ridurre le rese agricole e zootecniche, ed in generale questi fenomeni colpiranno la produzione locale specialmente in settori di agricoltura di sussistenza alle latitudine basse e in zone di insicurezza alimentare dominate da agricoltura non irrigua.