Risorse del Pianeta: il 13 maggio l’Italia ha esaurito quelle a sua disposizione
Le attività dell’Homo sapiens sul Pianeta avanzano con grande voracità. Attualmente l‘umanità utilizza risorse naturali in quantità di gran lunga maggiore della biocapacità globale. Con questa di intende la capacità del Pianeta di rigenerare risorse come cibo, acqua, foreste, suolo, necessarie per la sopravvivenza di ogni suo abitante.
Arriva quindi un giorno dell’anno nel quale alcuni abitanti della terra continuano a vivere a spese degli altri, consumando più di quanto il Pianeta possa ricostituire, è il giorno del sovrasfruttamento delle risorse terrestri. Nel 2020 l’Overshoot Day è arrivato più tardi del solito, il 22 agosto, per effetto del lockdown causato dalla pandemia.
Per conoscere quello del 2021 dovremo ancora attendere i calcoli del Footprint Global Network, mentre sono ufficiali gli Overshoot Day delle singole nazioni, ossia le date nelle quali cadrebbe l’Overshoot Day globale se l’umanità consumasse al ritmo degli abitanti di quei singoli Paesi.
Con il recente lancio della versione italiana del Footprint calculator (www.footprintcalculator.org/it), è possibile calcolare come le nostre attività quotidiane influenzino l’impronta ecologica, vale a dire il consumo di risorse naturali sul nostro territorio.
Velocità di consumo
Se applichiamo l’impronta ecologica di un Italiano medio a tutta la popolazione mondiale, la data è pericolosamente anticipata al 13 maggio, come quella del Portogallo. Prima di noi ci sono Stati Uniti, Australia, Russia, Germania, Svizzera, Russia Australia, Giappone e Francia. Ogni anno questo appuntamento si presenta un po’ prima, perché la Terra si trova sempre più sotto pressione. Basta pensare che nel 2018 l’Italia ha “finito” le risorse il 24 maggio, con un peggioramento in soli tre anni di ben 11 giorni.
Disequilibrio fra entrate e uscite
Secondo i calcoli degli studiosi del Global Footprint Network, le risorse che consumiamo, la capacità di assorbire i rifiuti o le emissioni che produciamo (“le spese”), sono di gran lunga maggiori se rapportate con la capacità del Pianeta di rigenerare risorse naturali per ogni suo abitante (“le entrate”). Gli scienziati hanno espresso entrambe le voci in ettari globali (gha: la superficie di Pianeta necessaria a fornire tutto ciò che una persona richiede alla natura per la sussistenza, come cibo, fibre e legno consumati, le aree occupate dalle infrastrutture urbane, le piante necessarie ad assorbire la CO2 che emettiamo).
L’impronta ecologica individuale per l’Italia è di 4,4 gha. La biocapacità globale è di 1,6 gha. Secondo un calcolo matematico, per arrivare a fine anno mantenendo lo stile di vita italiano, servirebbero le risorse di più di 2,6 Terre (4,4 diviso 1,6).
L’impronta dei paesi più industrializzati
I Paesi ad alto reddito e con un deficit ecologico elevato sono anche i principali consumatori di risorse: costituiscono il 14% appena della popolazione del pianeta, ma usano il 52% delle risorse rinnovabili disponibili. In pratica se ogni terrestre adottasse questo stile di vita, con queste stesse esose richieste materiali, passeremmo dal 173% al 367% di biocapacità globale sfruttata all’anno. Questi paesi ricchi e consumistici sostengono i loro consumi acquistando le risorse altrove, ma mano a mano che la disponibilità di beni naturali cala, le nazioni più povere non riescono più a sostenere la competizione finanziaria e rimangono a digiuno.
E’ evidente, quindi, che non tutti i Paesi hanno un Overshoot Day. Per assicurare risorse biologiche ai suoi abitanti, un Paese deve averle sul territorio, oppure avere da parte le risorse finanziarie per acquistarle altrove. I Paesi poveri di risorse sia naturali che finanziarie, si trovano in quella che un nuovo studio appena pubblicato su Nature Sustainability definisce “trappola della povertà ecologica” nella quale si trovano circa 5,4 miliardi di persone, il 72% della popolazione.
“Se tutti gli abitanti della Terra consumassero le risorse come fanno gli Italiani, avremmo bisogno di 2,7 pianeti Terra”, ha affermato Mathis Wackernagel, co-fondatore del Global Footprint Network. “Ma chiaramente abbiamo solo una Terra a disposizione, e non adattarsi ai suoi limiti diventa un rischio per tutti noi. Vivere secondo le capacita del nostro pianeta di sostenerci è tecnologicamente possibile, economicamente vantaggioso ed è la nostra unica possibilità per un futuro più florido. Costruire un futuro sostenibile per tutti deve essere la nostra priorità “.