Microplastiche e microfibre nel Mar Tirreno: una nuova ricerca conferma l’aumento del livello di contaminazione
Nelle acque del Mar Tirreno centro-settentrionale e nelle specie marine che lo popolano c’è una diffusa presenza di microplastiche e microfibre, con picchi di contaminazione nelle acque superficiali del Canale di Corsica fino a Capraia. E’ quanto emerge dalle recenti indagini effettuate nel corso dell’estate 2020 sullo stato di salute dei nostri mari dai ricercatori del CNR e del DISVA dell’Università Politecnica delle Marche.
Nonostante il lockdown dovuto alla pandemia di Covid-19, nel tratto di mare oggetto dell’indagine, la presenza di microplastiche e microfibre non è diminuita rispetto agli anni precedenti. Al contrario, si legge in un comunicato sul sito di Greenpeace Italia, è stato registrato un aumento allarmante della contaminazione nelle acque, con concentrazioni superiori al milione e mezzo di particelle per chilometro quadrato, paragonabili a quelle presenti nei grandi vortici oceanici.
Secondo quanto evidenziato da altre ricerche scientifiche condotte nell’area, a causa di una circolazione anticiclonica nota come Capraia Gyre, può crearsi una zona di accumulo transitoria di microplastiche.
Nonostante alcune eccezioni, le indagini sugli organismi marini hanno invece messo in evidenza una contaminazione da microplastiche e microfibre in diminuzione rispetto agli anni precedenti.
La plastica, un materiale pericoloso
Il nostro mare è malato a causa dell’inquinamento da plastica. E questa situazione è destinata ad aggravarsi, visto che stime recenti indicano che la produzione di plastica triplicherà nei prossimi decenni.
Dopo il recente disastro del cargo affondato in Sri Lanka che ha riversato in mare diverse tonnellate di polietilene e altri materiali tossici, associazioni e ricercatori chiedono che la plastica sia classificata materiale pericoloso e quindi sottoposta alla relativa normativa internazionale.
Le nuove ricerche
Il monitoraggio dello stato di salute dei nostri mari riprenderà nelle prossime settimane, questa volta in Mare Adriatico, nel tratto di mare tra Ancona e Brindisi, con la spedizione di ricerca “Difendiamo il mare” a bordo della barca a vela Bamboo della Fondazione Exodus. Insieme a Greenpeace ci saranno sempre i ricercatori dell’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR-IAS) di Genova, dell’Università Politecnica delle Marche e del DISTAV dell’Università di Genova.