Lotta al cambiamento climatico: assi internazionali e ruolo dell’Italia
Stiamo andando verso un incremento climatico di quasi 3 gradi entro la fine del secolo che fa pensare a conseguenze catastrofiche. In questo contesto, il summit voluto da Biden ha annunciato l’asse USA – UE per abbattere il metano, ma ha fallito perché non è riuscito a coinvolgere grandi inquinatori come Cina, Russia, India.
Il contesto
Quasi tutti i paesi del mondo hanno sottoscritto l’accordo di Parigi ma come ha sottolineato Draghi qualche giorno fa in un video messaggio per il vertice sul clima organizzato da Biden, “dobbiamo essere onesti nei confronti di noi stessi: stiamo venendo meno a questa promessa”. Quindi, sono state individuate due priorità durante l’incontro tra i paesi del Mediterraneo nel formato EU MED 9 ad Atene: agire “subito” contro il cambiamento climatico e “tutelare i più deboli dai costi della transizione ecologica”.
Il summit ospitato virtualmente dal presidente degli Stati Uniti è stato il palcoscenico per il Global Methane Pledge, un nuovo accordo tra USA e UE. L’obiettivo è quello di abbattere significativamente le emissioni di metano entro il 2030. Draghi ha voluto ricordare che lo sforzo contro il gas serra dovrebbe partire dalla creazione di “meccanismi di monitoraggio credibili”, punto su cui l’Italia si è spesa di recente in sede di G20.
Purtroppo hanno partecipato solo i paesi “amici” di Washington mentre i grandi inquinatori più tiepidi se non ostili agli USA hanno dato forfait. All’appello – invitati ma assenti – mancavano Cina, Russia e India. Che ovviamente ben si sono guardati dall’aumentare la loro ambizione climatica prima della COP26.
La cooperazione sul clima nel Mediterraneo
Giornata molto più proficua sul fronte europeo con l’incontro di Atene. I 9 paesi dell’Europa meridionale hanno siglato una dichiarazione congiunta in cui si impegnano ad aumentare la quantità, la qualità e la resilienza delle foreste, anche per contribuire all’impegno di piantare almeno 3 miliardi di alberi aggiuntivi nell’UE entro il 2030.
In parallelo, Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Malta, Portogallo e Spagna hanno messo le basi per una nuova cooperazione su prevenzione e adattamento al cambiamento climatico. In particolare, per quanto riguarda gli incendi con il potenziamento del meccanismo UE di protezione civile. Atri punti su cui c’è sintonia sono l’economia blu, la tutela di almeno il 30% delle terre e dei mari entro il 2030 e la tutela della biodiversità.
Una sfida globale
Gli ultimi dati riportati dai più importanti scienziati mostrano cambiamenti senza precedenti del clima mondiale. Secondo l’ultima relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), il riscaldamento globale sta provocando un aumento dei cambiamenti nell’andamento delle precipitazioni, negli oceani e nei venti in tutte le regioni del mondo; in alcuni casi si tratta di cambiamenti irreversibili.
Per quanto riguarda l’Europa, la relazione prevede l’aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni meteorologici estremi, comprese le ondate di calore marine, e avverte che un aumento della temperatura di 2ºC avrà effetti critici per la natura e le persone.
Temperature più elevate ed eventi meteorologici più intensi comporteranno inoltre costi enormi per l’economia dell’UE, oltre a ostacolare la capacità di produzione alimentare dei paesi.
Tuttavia, secondo gli scienziati l’azione umana può cambiare il corso degli eventi. Una riduzione immediata, rapida e su vasta scala delle emissioni di gas a effetto serra e il conseguimento di un saldo netto di emissioni di CO2 pari a zero possono limitare i cambiamenti climatici e i loro effetti.
Green Deal europeo: tradurre l’obiettivo in azioni concrete
Il Green Deal europeo fornisce all’UE il piano e la tabella di marcia per realizzare le sue ambizioni in materia di clima. Riconosce la necessità di un contributo di tutte le azioni e politiche dell’UE al conseguimento della neutralità climatica e definisce una tabella di marcia per le iniziative legislative e non legislative che aiuteranno l’UE a raggiungere tale obiettivo. Tali azioni riguardano settori quali l’industria, i trasporti e la mobilità, l’energia e la finanza.
La normativa europea sul clima che è al centro del Green Deal europeo tradurrà gli impegni politici dell’UE in materia di clima in un obbligo giuridico. Questo atto legislativo definirà il quadro per le azioni che l’UE e i suoi Stati membri dovranno adottare al fine di ridurre progressivamente le emissioni e conseguire infine la neutralità climatica dell’UE per il 2050.
Definire l’azione globale
Per affrontare i cambiamenti climatici e conseguire gli obiettivi dell’accordo di Parigi è fondamentale agire collettivamente. L’UE sostiene con forza l’ambizione in materia di clima sia nei consessi internazionali che nelle sue relazioni bilaterali con i paesi terzi.
Insieme ai suoi Stati membri, l’UE è il principale fornitore di finanziamenti per il clima a livello mondiale. I fondi sostengono progetti e azioni legati al clima nei paesi in via di sviluppo per agevolare la loro transizione verde e contrastare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.