Le promesse sul clima: il caso Cina

10. Novembre 2021 Ambiente, Economia 0
Le promesse sul clima: il caso Cina

Oramai siamo coscienti che Madre Natura è incredibilmente malata. Ne parlano capi di stato di tutto il mondo, le organizzazioni ambientaliste sono in agitazione ovunque, e i cittadini dell’intero globo sono consapevoli che qualcosa non va. Ma, in questo contesto, la posizione della Cina come dobbiamo interpretarla?

Alcuni fatti

Sono tante le promesse della Cina sul clima ma sembrerebbero contraddire la realtà.

Secondo alcuni, l’impegno della Cina di arrivare ad emissioni zero entro il 2060 è una cosa grossa, degna di molte lodi. Però, è d’obbligo ricordare che il Presidente cinese ha sostenuto la pace nel mondo, mentre allo stesso tempo sta supervisionando una campagna omicida nello Xinjiang.

Così, tre quarti delle nuove centrali a carbone del mondo sono costruite all’interno dei confini della Cina, con 250 nuovi impianti in fase di sviluppo. Si tratta di cinque volte il numero di centrali che il Partito Comunista Cinese (Pcc) aveva pianificato di costruire all’estero. Xi ha promesso di smettere di costruire stazioni di carbone all’estero, ma non ha mai promesso di fare lo stesso a casa. Ma di questo si parla poco…

Il vertice sul clima

Il vertice sul clima Cop26 delle Nazioni Unite ha visto tutti gli occhi sulla Cina, e per una buona ragione. Essendo la Cina il più grande emettitore di emissioni di anidride carbonica (Co2) da combustibili fossili sul pianeta, le emissioni del Paese superano tutte le nazioni sviluppate messe insieme.

Il tanto atteso piano nazionale del Pcc sulle emissioni di gas serra, che è stato recentemente pubblicato, mostra che il regime ha fatto pochi progressi nel suo presunto obiettivo di ridurre la sua impronta di carbonio. Con la promessa di raggiungere il livello massimo di emissioni di carbonio entro il 2030, questo dà al più grande inquinatore atmosferico del mondo altri otto anni circa per continuare la sua distruzione del pianeta.

La mancanza di progressi della Cina non dovrebbe sorprendere. Si ripensi al vertice sul clima di Parigi nel dicembre 2020. Xi ha fatto allora una serie di promesse coraggiose, tra le quali «aumentare la quota di combustibili non fossili a circa il 25% e portare il totale installato della capacità di energia eolica e solare a oltre 1,2 miliardi di kilowatt».

Il futuro

Negli ultimi due decenni, la produzione di inquinanti del regime cinese, che deriva in gran parte dalla dipendenza dal carbone, è aumentata in modo significativo . Oggi la Cina è responsabile del 27% delle emissioni globali di carbonio. La produzione di Co2 in Cina è più che triplicata dal 2000, superando gli Stati Uniti per diventare il più grande emettitore annuale del mondo, responsabile di circa un quarto dell’attuale totale annuale.

Sebbene la Cina stia vivendo un profondo cambiamento demografico, la sua popolazione è ancora in crescita. Con questo aumento delle persone, ci si aspetta che la produzione di Co2 cresca, soprattutto perché milioni di cittadini del Paese vivono un’esistenza alla giornata, facendo molto affidamento sul carbone per riscaldare le loro case.

La Cina è prima al mondo per consumo di carbone. L’uso del carbone è un’abitudine antica e consacrata dal tempo. Come tutti sappiamo, le vecchie abitudini sono dure a morire. Molto spesso, non muoiono affatto.

Saranno i fatti a darci ragione o torto ma potrebbe essere tardi…


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