La Giornata del Mare: ecco cosa serve al nostro Paese
Oggi parliamo di un’iniziativa importante per tutti coloro che, come noi, ritengono il Mare la nostra fonte di vita. Una risorsa sulla quale abbiamo fondato la nostra testata, che speriamo possa essere una voce libera per parlare di sostenibilità, economia e ambiente partendo dal mare.
Probabilmente a pochi è noto che il nostro Paese ha riconosciuto nell’11 aprile di ogni anno la “Giornata del mare”.
L’istituzione della Giornata
L’intervenuta riforma del codice della nautica da diporto, approvata con D.Lgs 229/2017 (in vigore dal 13 febbraio 2018), inseriva al Titolo IV (Educazione marinaresca), l’art. 52 (Giornata del mare e cultura marina). Nell’articolo 52, si legge: “La Repubblica riconosce il giorno 11 aprile di ogni anno quale “Giornata del mare” presso gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, al fine di sviluppare la cultura del mare inteso come risorsa di grande valore culturale, scientifico, ricreativo ed economico”.
Questa disposizione consente ampia autonomia e competenza agli istituti scolastici di ogni ordine e grado affinché promuovano iniziative volte a sviluppare e diffondere, in particolare fra le più giovani generazioni, la cultura e la conoscenza del mare. Ciò dando seguito alle opportune direttive impartite dai Ministeri per l’istruzione e per l’Università, sentiti “i ministri degli esteri e della cooperazione internazionale, dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare, delle politiche agricole, alimentari e forestali, delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico e dei beni e delle attività culturali e del turismo …”. Tutto ciò a testimonianza di come la risorsa mare sia oggetto oggi nel nostro Paese di un’ampia e consapevole frammentazione di competenze e politiche ministeriali diverse.
Nella norma, le intenzioni
Il suddetto art. 52 (commi 6 e 7) auspica, inoltre, la possibilità di inserimento nei piani formativi degli istituti scolastici di ogni ordine e grado l’insegnamento della cultura del mare e dell’educazione marinara. Insegnamenti questi che, come precisa la norma, possono essere realizzati tramite specifici progetti formativi con il Ministero della difesa, la Marina militare, il Corpo delle Capitanerie di Porto, il Coni, la Federazione italiana vela, la Lega navale italiana, associazioni nazionali di categoria, oltre che attraverso istituti tecnici – settore tecnologico, indirizzo trasporti e logistica.
E, ancora, lo stesso art. 52 (comma 5) consente che siano organizzate manifestazioni pubbliche, cerimonie, incontri, iniziative finalizzate alla costruzione nell’opinione pubblica e nelle giovani generazioni della cultura e della conoscenza del mare “al fine di valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico legato al mare in particolare ponendo in rilievo il contributo del mare allo sviluppo sociale, economico e culturale del territorio nazionale …”. Nessun riferimento da parte del legislatore al patrimonio ambientale che il mare rappresenta ed alla sua valorizzazione anche in termini di tutela e protezione della biodiversità marina.
Non basta dedicarci una giornata
Il nostro Paese vanta più di 8000 km di costa e quasi 200 mila imprese impegnate nella cosiddetta “economia del mare”. Il fatto che sia stata istituita la “Giornata del mare” nell’intento di valorizzare la conoscenza e la cultura del mare per lo più a favore delle giovani generazioni. semmai con l’istituzione di nuovi percorsi formativi, ed esclusivamente tramite l’impegno ed il coinvolgimento di istituzioni scolastiche/universitarie o di corpi militari impegnati in attività marittime o di associazioni sportive o ricreative dedite ad attività marine, contribuisce ad evidenziare quella visione, alquanto ristretta e miope, che ha il nostro Paese quando si tratta di mare.
Si tratta, infatti, di una visione che per lo più lo considera un bene di cui fruirne ai fini ludico-ricreativi, turistici e sportivi. E che, pur valutandone l’impatto sotto il profilo economico e sociale, non ne coglie le reali risorse e potenzialità in termini di concreto sviluppo e rilancio dell’economia nazionale. Si tratta di una visione che non rivendica il mare come ecosistema da tutelare ed, al contempo, come risorsa economica da valorizzare in modo sostenibile. Inoltre, è una visione che difetta sovente della capacità di valutazione unitaria ed integrata delle diverse componenti e delle problematiche ad esso connesse.
E ciò è quanto si è potuto, nostro malgrado, cogliere anche nei recenti interventi programmatici, di cui è stato protagonista nell’ultimo anno il nostro Governo.
Il mare nei documenti programmatici del Paese
Nel Rapporto “Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022”, presentato dal Comitato di esperti (presieduto da Vittorio Colao) e volto a definire un insieme di iniziative per accelerare lo sviluppo del Paese e migliorare la sua sostenibilità economica, sociale e ambientale, è interessante notare come in esso non ricorra mai la parola “mare”. Una prospettiva che non pare migliorare nell’ultima versione (gennaio scorso) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Anche qui il mare rimane il grande assente e nessuna considerazione sembra, peraltro, riservarsi ad aspetti specifici legati alla tutela degli ecosistemi e della biodiversità.
Non resta che la speranza, dunque, che, al di là dei limiti insiti nella disposizione normativa che la istituisce, la “Giornata del mare” possa coinvolgere ogni anno un numero sempre maggiore di attori, progetti ed iniziative, in grado nel loro complesso di contribuire ad innescare un cambiamento culturale fortemente necessario in questo Paese.
Resta ancora la speranza che questa “Giornata del mare”, che cade in un momento di profondo ed ineludibile rinnovamento, possa indurre tanti a riflettere sul ruolo strategico che il bene mare deve assumere nel nostro Paese.
Con l’auspicio di sollecitare fra i decisori politici alcune immediate azioni, che si indicano a seguire:
- porre il mare al centro delle politiche nazionali di transizione ecologica, così come delle politiche internazionali;
- dotarlo di una governance adeguata ed unitaria, che sappia valorizzare risorse e potenzialità in un sistema organico di competenze e politiche di sviluppo;
- puntare nella revisione del PNRR alla valorizzazione dell’economia del mare per intervenire con efficacia sulla transizione tecnologica ed energetica nella mobilità marittima e nella movimentazione logistico-portuale.
* L’autrice di questo contributo (escluso la premessa) è la Professoressa Greta Tellarini, Ordinaria di Diritto della navigazione Università di Bologna.