Imballaggi in plastica: la Francia dice stop ma l’Italia è in ritardo
Mentre molti paesi europei stanno rafforzando le misure contro l’uso di plastica mono uso, l’Italia è ancora alle prese con ritardi e deroghe. Parigi prenderà le misure più drastiche sulla plastica in concomitanza con l’inizio della sua presidenza di turno dell’Unione europea, mentre la Germania con quella del G7. La mossa francese va quindi letta anche come un segnale di impegno ambientale che caratterizzerà il semestre della sua nuova presidenza. Ma sul nucleare, le strade si dividono.
Quindi in Francia è messa al bando la plastica monouso per frutta e verdura e le aziende avranno tempo fino al 2026 (ben 4 anni ancora….) per adeguarsi. Per il presidente francese Emmanuel Macron questa è “una vera rivoluzione” che, secondo gli esperti, eviterà di produrre circa un miliardo di imballaggi monouso ogni anno.
L’utilizzo di cannucce, bicchieri e posate di plastica, nonché scatole da asporto in polistirolo era già vietato da inizio 2021, ma il paese intende raggiungere l’obiettivo “plastica zero” entro il 2040. Una “quantità spropositata” di plastica monouso che deve essere sostituita con altri materiali o riutilizzabili e riciclabili.
Non tutti però sono d’accordo con l’entrata in vigore di queste misure, soprattutto le aziende del settore ortofrutticolo secondo le quali, i costi di questa transizione per le piccole aziende saranno disastrosi per effetto dell’aumento, dal 20 al 30%, delle confezioni di cartone. Per le società che producono imballaggi la nuova legge è iniqua perché colpisce anche la plastica riciclata e sono pronte a presentare ricorso al Consiglio di Stato francese. Il motivo? Questo divieto è una distorsione del mercato europeo e non dovrebbe riguardare solo la Francia.
Invece, anche se con un timing diverso, la recente conferenza COP26 di Glasgow ha messo in moto altre misure simili in altri paesi europei. In Spagna, ad esempio, il divieto sugli imballaggi di plastica per frutta e verdura partirà dal 2023, per consentire alle imprese di trovare soluzioni alternative.
Lo stato dell’arte in Italia
Il nostro paese ha recepito, in ritardo, la direttiva europea del 2019 che mette al bando: posate e piatti di plastica, cannucce, cotton fioc, agitatori per bevande, aste per palloncini, contenitori per alimenti e per bevande o tazze in polistirene espanso. Al ritardo si sono aggiunte le deroghe per alcuni prodotti in plastica riciclata o con una quota di plastica inferiore al 10%. Nulla, per ora, se paragonato a quanto riguarda gli imballaggi messi nel mirino dalla Francia.
Il triste primato dell’Italia, ci vede poi al decimo posto della classifica mondiale della produzione di rifiuti in plastica pro-capite (23 chili), mentre “primeggiano” gli Stati Uniti con 53 chili a testa. Il maggior produttore di rifiuti in plastica al mondo è la Cina (25 milioni di tonnellate) seguita dagli Usa (18 milioni) e dall’India (oltre 5 milioni di tonnellate).
Le mosse di Francia e Germania
Con l’inizio della guida del G7 da parte della Germania, il cancelliere Olaf Scholz e il ministro degli Esteri Annalena Baerbock hanno annunciato che la lotta al riscaldamento globale e la gestione della pandemia saranno le loro priorità. Il G7 tedesco dovrà essere “pioniere di un’economia climaticamente neutra e di un mondo più equo”, così ha dichiarato recentemente il cancelliere tedesco Olaf Scholz.
Apparentemente Parigi e Berlino sarebbero accomunate dall’impegno per l’ambiente, mentre sulla questione dell’energia nucleare, il nuovo governo tedesco ne sta accelerando il processo di uscita chiudendo tre delle sei centrali nucleari che operano nel paese. La Francia continua invece a puntare sull’atomo (da cui ottiene il 70% dell’energia per il consumo nazionale) ed è riuscita a far inserire il nucleare nella lista delle fonti che la Commissione Ue ritiene meritevoli di ricevere sussidi nel cammino di riduzione delle emissioni di Co2.