Emissioni e Clima: il caso italiano

Emissioni e Clima: il caso italiano

Secondo il rapporto di CAN Europe per  centrare il target più ambizioso dell’accordo di Parigi, Bruxelles dovrebbe tagliare i gas serra del 65% e Roma anche di più. L’obiettivo è mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 1,5 gradi come previsto dagli accordi per evitare una crisi climatica senza via di ritorno.

Le politiche sul clima

È quasi più facile parlare del futuro del clima del nostro Pianeta che di quello che i cambiamenti climatici possono comportare per una piccola area del mondo, come l’Italia. Vari modelli climatici sono concordi nel mostrare un aumento della temperatura fino a 2 °C, nel periodo 2021-2050, rispetto alla situazione del periodo 1981-2010. Le variazioni saranno più sentite nelle zone alpine e durante le stagioni estive, quando l’innalzamento della temperatura media potrà raggiungere i 5 °C a fine secolo.

L’obiettivo di contenere il riscaldamento globale sotto gli 1,5 gradi è ancora a portata di mano e l’Europa ha tutti gli strumenti e le possibilità per allineare subito la sua politica sul clima. Anche se quest’anno la Legge Clima ha alzato il taglio delle emissioni dal 40 al 55% entro il 2030, l’UE può e deve fare di più. Quanto di più? Ridurre i gas serra del 65% rispetto i livelli del 1990, cioè 10 punti percentuali sopra la soglia attuale. E per l’Italia, l’opportunità è già oggi di ridurle del 67-73%.

Proposte per cambiare rotta

L’ambiente marino sia costiero sia di mare aperto vedrà un aumento delle temperature superficiali e, sia per lo scioglimento dei ghiacci a livello globale, sia per effetto dell’aumento di volume dell’acqua dovuto al riscaldamento, aumenterà anche il livello del mare. Crescono anche i fenomeni dell’acidificazione delle acque e dell’erosione costiera. Gli scienziati hanno sottolineato che tali cambiamenti necessitano di una particolare attenzione data l’importanza strategica, ambientale, economica e sociale delle nostre coste.

Come invertire la rotta? Lo spiega CAN Europe nel suo ultimo rapporto “1.5°C Pathways for Europe: Achieving the highest plausible climate ambition” (Percorsi verso 1,5°C per l’Europa: raggiungere la più alta ambizione climatica possibile). Gli ingredienti principali sono tre. Al primo posto, un calo delle emissioni più deciso, su una traiettoria che permetta di arrivare a net-zero nel 2040, dieci anni in anticipo rispetto alla data fissata ad oggi da Bruxelles. Secondo punto, sempre entro il 2040, ultimare l’abbandono graduale delle fonti fossili in tutti i settori (industria, edifici, trasporti) e avere un mix energetico al 100% rinnovabile entro 20 anni. Il mix elettrico UE dovrebbe fare da traino e ripulirsi del tutto già entro il 2030. Infine, puntare sull’efficienza energetica in modo da dimezzare entro il 2040 l’attuale domanda di energia.

In conclusione

Ovviamente la buona riuscita non dipende solo da Bruxelles ma anche da quello che faranno i singoli paesi europei. Il rapporto analizza le opportunità di manovra di 9 Stati e dà alcuni consigli. Sull’Italia, CAN Europe nota che “l’indicazione all’inizio del 2021 del Ministro per la transizione ecologica che l’Italia avrebbe fissato un obiettivo di riduzione delle emissioni del 60% per il 2030 deve ancora portare a un impegno concreto”. Nel frattempo, “l’Italia ha l’opportunità ideale per aumentarlo fino a raggiungere l’intervallo di 1,5°C derivato in questo rapporto del 67-73% al di sotto dei livelli del 1990 (escluse emissioni LULUCF)”.


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