Il Clima e gli ecosistemi
Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono già sotto gli occhi di tutti. Infatti, eventi metereologici estremi, siccità, aumento della temperatura media globale, acidificazione e deossigenazione degli oceani sempre di più sono all’attenzione. Tutto questo porta inevitabilmente effetti negativi agli ecosistemi e a tutte le specie viventi.
Come cambia la vita degli animali
Ci sono però organismi che più di altri risentono nell’immediato di tali conseguenze, al punto da poter essere considerati degli indicatori dei cambiamenti climatici.
Di fatto, secondo gli esperti, il fenomeno impatta su tutti gli aspetti della vita degli animali, spesso generando effetti a catena. Ad esempio, nel nostro emisfero, per combattere l’innalzamento delle temperature, molte specie stanno espandendo e spostando il loro areale verso nord o verso quote più alte: piante e animali stanno scalando le montagne. E la stessa cosa avviene nei mari e negli oceani dove, in cerca di acque più fredde, molte specie si rifugiano in acque profonde o si spostano verso i poli.
Le conseguenze
Così, l’aumento delle temperature influenza anche la fenologia delle specie, quindi il loro comportamento nelle varie stagioni. Ciò può interferire con i tempi e le modalità del letargo o della diapausa (la fase di arresto spontaneo dello sviluppo di alcuni animali) di alcune specie. In altre può inficiare il successo riproduttivo. E ancora, potrebbe modificare le tempistiche delle migrazioni, immutate da migliaia di anni. Per altre specie il principale problema potrebbe essere fare i conti con le trasformazioni ambientali. Cioè, incendi sempre più frequenti e vasti, siccità, oppure alluvioni e piogge, eventi meteorologici estremi, mancanza di cibo. Senza contare che l’aumento delle temperature favorisce anche la diffusione di patogeni, dei loro vettori, e quindi di malattie. In sintesi, la crisi della biodiversità è solo un sintomo della crisi climatica da noi provocata.
Inoltre, la maggior aridità, gli incendi, la neve e il ghiaccio che fondono prima e si formano in ritardo non solo modificano le aree di svernamento e di nidificazione degli uccelli migratori, ma anche quelle da loro frequentate durante le soste. E i migratori sono precisi. Anno dopo anno passano sempre dagli stessi punti, seguono sempre le stesse rotte, e scelgono persino le stesse isole e aree umide come siti di sosta. Insomma, gli uccelli migratori si stanno impegnando a tener testa ai cambiamenti climatici, ma noi dovremmo aiutarli. Del resto sono i migliori insetticidi che abbiamo, visto che in primavera fanno incetta di insetti nocivi per noi, come le zanzare, o per le nostre coltivazioni, come afidi e bruchi di diverse farfalle e falene.
Sono tante altre le specie che stanno soffrendo mettendo a rischio il futuro degli ecosistemi del Pianeta.