Cambiamenti climatici e impatto sul pianeta: cosa possiamo fare
Prosegue il nostro approfondimento su un’interessante ricerca di Antonello Pasini, fisico del clima presso il CNR, realizzata in collaborazione con Greenpeace Italia. La ricerca analizza le conseguenze negative dei cambiamenti climatici sull’equilibrio degli ecosistemi marini, e per la minaccia che rappresentano anche per l’incolumità dell’uomo.
Con l’aumento di emissioni di gas serra, aumenterà l’impatto sugli ecosistemi
Le previsioni scientifiche ci dicono che la temperatura del pianeta è destinata ad aumentare ancora, in relazione allo scenario di emissioni che si prospetta nel futuro.
Con l’aumento delle temperature, assisteremo quindi a fenomeni meteo sempre più frequenti e sicuramente più violenti. Nel nostro Paese, in cui, tra l’altro, i territori sono estremamente fragili e vulnerabili, sia in campagna che nelle città, l’impatto sarà notevole. Cementificazione selvaggia, “tombatura” di torrenti e piccoli fiumi non consentono l’assorbimento delle acque piovane, creando le condizioni per fenomeni alluvionali pericolosi. Mitigare il riscaldamento è possibile, ma da alcuni cambiamenti non è possibile tornare indietro. Per questo sarà importante aumentare la resilienza dei territori e limitare il più possibile l’impatto della nostra presenza sugli stessi.
Un altro fattore importante è quello della costruzione di una cultura del rischio, che è anche una cultura della legalità. Si deve cominciare a pensare che fare un abuso (magari costruire dove non lo prevede il piano regolatore) non è una” furbata” per aggirare la legge e ottenere vantaggi, ma può risolversi in vere e proprie tragedie, per la perdita di beni e per la vita delle persone.
La politica deve ascoltare la scienza
I dati scientifici e le richieste degli scienziati del clima non stanno determinando un’adeguata risposta da parte dei decisori politici. Le azioni di contrasto sono molto lente.
C’è ancora la convinzione che sia un problema delle generazioni future e che cia tutto il tempo per agire. Una lentezza pericolosa dovuta anche a posizioni di interesse che non tengono conto della limitazione delle risorse del pianeta.
Con il nuovo governo di Mario Draghi, anche in Italia è stato appena istituito il Ministero della Transizione ecologica, che tra le sue competenza dovrà guidare la transizione energetica nazionale in accordo con una transizione globale (ed epocale) e gettare le basi per la costruzione di una società “decarbonizzata”. Il 75% delle nostre emissioni di gas climalteranti dipendono ancora dalle fonti fossili.
In tutto il mondo, allo stesso tempo, occorre fermare la deforestazione, porre fine a un’agricoltura non sostenibile e allo sfruttamento del suolo, responsabili di circa il 25% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera.
Rischiamo una crisi più grave e duratura del Covid 19
Secondo un recente articolo di Antonello Pasini, sulla rivista internazionale “Global Sustainability”, il cambiamento climatico rischia di essere una crisi più grave di quella che stiamo vivendo a causa della pandemia.
L’umanità ha più strumenti per agire contro i cambiamenti climatici che contro il coronavirus, e anche più tempo.
Nel caso dei cambiamenti climatici si può intervenire sulla violenza dei fenomeni estremi con la mitigazione, ma anche sulla vulnerabilità dei territori e con un aumento della cultura del rischio e della legalità.
Se facciamo queste cose subito, i risultati definitivi si vedranno solo tra qualche decennio. Per questo è fondamentale un’azione congiunta fra tutti i paesi del mondo affinché adottino politiche climaticamente efficaci e scientificamente fondate.
Nel frattempo spetta anche a tutti noi cambiare in prima persona, prendere coscienza del problema, cambiare il nostro stile di vita, innescando comportamenti virtuosi e sostenibili dal basso. E non ultimo spingere sui nostri politici per interventi anche a livello locale.