Salvare il Pianeta è ancora possibile: parola di David Attenbourough
Se pensiamo che solo le giovani generazioni siano interessate alla salute del Pianeta e che i “Fridays for future” siano territorio esclusivo degli studenti “green” di tutto il mondo, probabilmente ci stiamo sbagliando.
A ricordarci che l’emergenza ambientale è un tema trasversale e intergenerazionale è un distinto signore di 94 anni, con un profilo Instagram da oltre 6 milioni e duecentomila follower, non una persona qualunque, ma uno dei massimi divulgatori scientifici noti al mondo, Sir David Attenbourough, un cronista della natura, come si auto definisce in un recente video.
“A Life on Our Planet”: il suo nuovo documentario
“Quando ho iniziato la mia carriera di documentarista, non avrei mai pensato di dover raccontare cosa sta accadendo all’ambiente e quindi alla nostra vita sulla terra. Siamo sull’orlo di un disastro ecologico mondiale che non si è mai visto prima. Il mondo è in pericolo, questa non è la mia storia, è la nostra storia”.
Inizia così la presentazione di Attenbourough del suo nuovo documentario, in onda sulla piattaforma Netflix, che dopo aver conquistato gli spettatori con la sua serie Our Planet, torna sugli schermi per raccontare la sua lunga vita, così come quella della Terra, la stessa che stiamo portando a una lenta agonia.
Prodotto con il contributo di Silverbacks films e Wwf, il documentario “A Life on our Planet” ripercorre le catastrofi di cui il noto divulgatore è stato testimone nel corso della sua vita, senza perdere comunque la fiducia nel futuro, nelle potenzialità della scienza e nelle giovani generazioni.
Chernobyl e il disastro nucleare del 1986, causato da un errore umano, che continua a inquinare l’ambiente ancora oggi; la sua infanzia alla ricerca di fossili in un’ex cava nel villaggio di Tilton, gli incontri con specie oggi estinte, ma anche la sua ricetta per frenare i danni che abbiamo causato al Pianeta.
Le 5 ricette per aiutare il Pianeta
Secondo Attenbourough, nei prossimi 100 anni il nostro Pianeta potrebbe ritornare ad essere “più selvaggio” se agiremo in questa direzione.
Energie rinnovabili: la vegetazione mondiale cattura 3 trilioni di kilowatt di energia solare ogni giorno, che corrisponde a 20 volte l’energia di cui abbiamo bisogno in tutto il pianeta. Cosa potrebbe succedere se cambiassimo l’energia fossile con l’eterna energia messa a disposizione dalla natura, come luce solare, acqua, vento, energia geotermica?
Introduzione di “zone a pesca zero”: gli oceani sono i nostri alleati nella riduzione dell’anidride carbonica dall’atmosfera. Maggiore è la biodiversità degli oceani, maggiore è il loro lavoro di “pulizia” dell’aria. E inoltre sono una fondamentale risorsa di cibo per l’umanità. La pesca è un’attività economica importantissima che potrà continuare se riusciremo ad eliminare definitivamente gli abusi che ogni giorno vengono commessi ai danni delle specie più a rischio, e che mettono a rischio tutta la catena alimentare.
Alimentazione: ridurre il consumo di carne e aumentare quella a base vegetale. Il pianeta non può sopportare milioni di ettari dedicati agli allevamenti, è necessario restituire vasti territori alle specie selvatiche.
Deforestazione: come gli oceani, le foreste sono fondamentali per la pulizia dell’aria che respiriamo ogni giorno. Il loro è un lavoro di squadra. Dobbiamo fermare subito la deforestazione a livello mondiale e ripristinarne la biodiversità per permettere alla natura di “fare bene il suo lavoro”.
Per fare questo è necessario ripiantare le specie native su larga scala, come è successo negli ultimi 25 anni in Costa Rica, dove il governo ha ripristinato la foresta originale nella metà dell’interno territorio nazionale.
Soprattutto in questo periodo di pandemia, durante il quale ci siamo più volte interrogati sull’origine e sull’impatto che questi fenomeni avranno sulla nostra esistenza e sull’intero ecosistema, il documentario di Attenbourough è sicuramente una visione da non perdere.