Risorse del pianeta: siamo in debito dal 22 agosto 2020
L’Overshoot Day, il giorno dell’anno nel quale entriamo ufficialmente in debito con i nostri ecosistemi naturali per le risorse che consumiamo, quest’anno è scattato il 22 agosto. Abbiamo guadagnato quasi un mese rispetto all’anno scorso, quando era caduto il 19 luglio.
Il merito purtroppo non proviene dai nostri comportamenti maggiormente virtuosi e rispettosi del pianeta, quanto dall’effetto della pandemia di Covid-19.
I lockdown causati dalla pandemia che ci hanno costretti a casa, o fortemente limitati negli spostamenti per diversi mesi, hanno drasticamente diminuito i consumi in tutto il mondo e quindi anche le risorse del pianeta si sono esaurite più tardi.
Secondo gli scienziati, era dal 25 agosto 2005, ben 15 anni fa, che l’Overshoot Day non si registrava così tardi.
Questa riduzione non può, quindi, essere considerata un successo, perché non si tratta di un cambiamento strutturale, di una presa di coscienza dei governi mondiali attraverso l’adozione di misure di contenimento dei consumi, quanto di una piccola boccata di ossigeno per i nostri ecosistemi naturali, di cui dobbiamo ringraziare solo l’emergenza sanitaria mondiale.
Il Global Footprint Network
Questo mese in più potrebbe essere vanificato già il prossimo anno, se non interveniamo subito, anche dal punto di vista culturale, sui nostri metodi di produzione, distribuzione e consumo.
La conferma arriva dal Global Footprint Network, il centro di ricerca internazionale fondato dall’ambientalista svizzero Mathis Wackernagel, che dal 2003 calcola il giorno del “sovrasfruttamento” del pianeta attraverso un’analisi precisa dello sfruttamento delle risorse naturali da parte di tutta l’umanità, cioè del peso della nostra impronta ecologica.
Che cos’è l’Overshoot Day
L’Overshoot Day è il giorno in cui il pianeta non riesce più a “soddisfare” le nostre richieste (dettate per lo più dal consumismo sfrenato) e a rigenerare le risorse che ci servono per vivere, mangiare, produrre energia, assorbire i gas inquinanti.
Da quel giorno in poi, inizia il debito e fino alla fine dell’anno viviamo consumando risorse che la Terra non è in grado di rigenerare in quell’anno. Siamo di fronte ad un sovra sfruttamento delle risorse che, di fatto, vengono sottratte al futuro.
Secondo gli studiosidel Global Footprint Network, se non ci sarà un’inversione di tendenza, attualmente l’umanità utilizza ben il 60% in più di quanto si possa rinnovare all’interno dello stesso anno. In pratica, è come se avessimo bisogno delle risorse di 1,6 pianeti Terra.
Parola d’ordine: decarbonizzazione
Un bilancio disastroso, per oltre la metà causato dall’impronta di carbonio che genera molti più gas serra di quanti la Terra, attraverso il “lavoro” di pulizia di foreste e oceani, riesca ad assorbire. Negli ultimi 50 anni la nostra impronta di carbonio globale, misurata in ettari, è più che raddoppiata.
E gli effetti sono sotto i nostri occhi, alle voci cambiamento climatico e perdita di biodiversità.
Decarbonizzare la nostra economia è ormai l’unica strada possibile per rallentare la crisi climatica. Dimezzando l’impronta di carbonio arriveremmo a consumare le risorse di “appena” 1,1 Terre guadagnando circa 93 giorni sull’Overshoot Day.
Quest’anno, con la chiusura di uffici e i negozi, l’azzeramento degli spostamenti e del turismo, gli studi del team di Wackernagel indicano che nel 2020 le emissioni di carbonio sono scese del 14,5%, grazie alla flessione dei consumi energetici e di prodotti forestali (-8,4%).
Nel corso dei decenni ci sono stati fattori in grado di spostare in avanti la data, ma si tratta purtroppo di riduzioni “forzate” dei consumi e non strutturali, frutto di politiche ecologiche globali e condivise.
Un piccolo benessere che secondo le previsioni, già l’anno prossimo, con il rimbalzo dei consumi, sposterà di nuovo indietro il giorno del sovrasfruttamento del Pianeta.