I benefici delle Autostrade del Mare su economia e ambiente: ne parliamo con Alessandro Panaro di SRM

I benefici delle Autostrade del Mare su economia e ambiente: ne parliamo con Alessandro Panaro di SRM

Seachange prosegue la sua attività di Osservatorio sulle Autostrade del mare e incontra Alessandro Panaro, responsabile Maritime & Energy del Centro Studi SRM, per analizzare il peso di questo segmento di traffico sull’economia e sull’ambiente.

Spesso si parla di Autostrade del mare in convegni, eventi e sulla stampa. Ma quanto sono sfruttate le potenzialità di questo segmento di traffico secondo lei che vede e analizzi tutti i giorni i dati dei traffici nei nostri porti? 

Con questa modalità di trasporto, nel 2011 i nostri porti movimentavano 81 milioni di tonnellate, nel 2019 abbiamo chiuso con 106 milioni, mentre nel 2020, per effetto del Covid, tutte le modalità di traffico merci hanno subito una contrazione. Questo significa che in appena un decennio abbiamo avuto la capacità di far crescere il nostro trasporto ro-ro e autostrade del mare di ben 25 milioni di tonnellate. Un risultato importante perché vuol dire che tutta la filiera connessa, armatori e portualità, ha preso coscienza che questo è un settore di primaria importanza. Esistono alcuni porti che hanno volumi più importanti, come Livorno, Genova, Napoli.

In ogni caso le nostre stime parlano di ro-ro intra-europeo e del Mediterraneo con potenzialità di crescita del 2-3% nei prossimi anni, quindi è un segmento che, per il futuro, ha delle buone prospettive di ulteriore sviluppo, grazie anche alla grande spinta dell’Unione Europea.

Alessandro Panaro – Responsabile Maritime & Energy di SRM

Quanto possono contribuire alla mobilità sostenibile le Autostrade del mare? 

Le AdM tolgono dalle autostrade gli automezzi pesanti e le auto, responsabili delle più elevate emissioni di anidride carbonica. Gli ultimi dati del Ministero ci dicono che il traffico merci su strada, con veicoli pesanti e leggeri, ha prodotto nel 2018 ben 24 milioni e 600 mila tonnellate di emissioni di CO2. Ciò significa che se noi ipotizziamo di riuscire a togliere un terzo delle emissioni prodotte solo dai veicoli pesanti, pari a circa 14 milioni di tonnellate, avremmo ogni anno circa 5 milioni di tonnellate di CO2 in meno nell’aria.

E’ importante quindi riuscire a percorrere delle tratte via nave, perché questo è sempre il mezzo più ecologico e sicuro in assoluto. Inoltre in questo modo rendiamo le strade più sicure. Dobbiamo cercare, per esempio, come già fanno alcuni armatori, di investire sulle navi ecologiche, in modo da rendere complessivamente ancora più sostenibili i trasporti via mare, se le navi utilizzate saranno più performanti dal punto di vista ecologico. 

Gli incentivi messi in atto (Marebonus, Ecobonus ecc) quanto riescono a far aumentare l’utilizzo di questa modalità? 

Il dover far di più riguarda tutta la filiera che parte dal Governo con incentivi per stimolare l’automezzo a salire sulla nave, l’armatore che deve rendere i propri mezzi sempre più performanti ed ecologici, infine gli investimenti del privato e del pubblico per rendere il porto sempre più sostenibile.

Per anni abbiamo pensato che lo sviluppo industriale si potesse ottenere con l’incentivo all’investimento dell’impresa, invece in questo caso è un incentivo che stimola la filiera a diventare più sostenibile anche nelle fasi successive alla produzione. Una volta realizzato, il prodotto va trasportato e per questo c’è una filiera logistica che si attiva di cui il ro-ro fa parte. Il totale prodotto del nostro import/export viene trasportato per il 56% su strada. L’obiettivo è prendere questo 56% e cercare eroderlo, attenzione sto dicendo eroderlo, non certo cancellarlo perché il trasporto su strada non si può cancellare. Una volta che la nave arriva in porto le merci devono per forza essere caricate su ferro o su gomma per essere poi consegnate. Il nostro obbiettivo è alleggerire il trasporto su strada grazie alle AdM. Siamo riusciti in 20 anni a erodere il 12% del trasporto su strada a favore del trasporto su mare, che adesso è diventato il 36% del totale.  Stiamo riuscendo piano piano a far acquisire coscienza dell’importanza di trasportare le nostre merci (o fare delle tratte) utilizzando anche il trasporto marittimo. E’ questa la sfida, e in questo gli incentivi possono aiutare, sia a livello nazionale che locale.

Se potesse dire qualcosa nelle sedi decisive, quale sarebbe il Suo suggerimento per incentivare ancora di più le AdM? 

Dovremmo, ad esempio, rendere strutturali queste forme di incentivi, non attendere ogni anno che vengano finanziati, quanti soldi il Governo intende metterci, con quale inizio e quale scadenza. Se parliamo di sostenibilità, stiamo parlando del futuro e per questo deve essere parte delle nostre politiche. Ogni anno il settore deve poter contare su stanziamenti congrui con l’obiettivo. Se ad esempio vogliamo togliere un milione di automezzi dalle strade, e per fare questo stimiamo che occorrano 15 milioni di euro di incentivi ogni anno, dobbiamo mettere in bilancio questo importo. Se abbiamo deciso che il ro-ro è un settore strategico e deve essere stimolato, dobbiamo fare in modo che entri a far parte delle nostre politiche strutturali e non essere qualcosa di estemporaneo. 

Questo potrebbe conseguentemente indurre anche gli armatori a creare più rotte e a far partire le navi con più frequenza, con evidenti benefici per l’ambiente e la sicurezza.

Per concludere, quanto è importante spingere tutti gli operatori nel senso della sostenibilità a 360° anche nel settore marittimo?

L’Italia è prima nel Mediterraneo per questa modalità di trasporto, come studioso renderei il settore delle AdM sempre più prioritario nell’agenda del Governo e su cui sviluppare i nostri porti, la nostra economia e il nostro traffico sostenibile. Le AdM contribuiscono a togliere TIR dalla strada ma, come ho detto, bisognerebbe creare una filiera sostenibile al 100% dove un TIR ecologico sale su una nave ecologica, percorre una tratta e arriva in un porto ecologico.

Questo in parte già avviene grazie alla lungimiranza di alcuni armatori, come ad esempio il Gruppo Grimaldi che ha investito molto nel ro-ro eco, varando delle “ecoship” che possono contenere ognuna anche 500 semi rimorchi. Se tutta la filiera, comprese le istituzioni, prende coscienza delle enormi potenzialità di crescita e dei benefici per l’ambiente e per la sicurezza avremo già fatto un enorme passo in avanti.