Environmental perfomance index: la classifica dei Paesi più sostenibili
Ci sono Paesi più virtuosi e sostenibili, altri che faticano a mettere in pratica modelli di sviluppo in linea sia con l’Accordo di Parigi, sia con i Target dell’Agenda 2030.
E’ questa la panoramica globale evidenziata nel 2020 dall’Environmental performance index (Epi), l’indice in grado di mettere in luce i passi avanti o indietro compiuti da 180 Paesi sui diversi temi che minacciano l’equilibrio ambientale. Gli indicatori Epi assegnano un punteggio che è anche un modo per tenere traccia del percorso intrapreso da ogni singolo Stato.
La posizione dell’Italia
Con un Epi score di 71 l’Italia si posiziona al ventesimo posto della classifica mondiale, a pari merito con Canada e Repubblica Ceca. Rispetto all’ultima edizione del report il nostro Paese perde quattro posizioni (nel 2018 era al 16esimo posto) a causa di un peggioramento di determinati fenomeni che da diversi anni affliggono il territorio italiano.
Fra questi il consumo di suolo (monitorato dal Biodiversity habitat index – BHI, un nuovo indicatore che calcola gli effetti della perdita di habitat, il deterioramento, la frammentazione che continua a crescere a un tasso maggiore rispetto agli altri Paesi europei ( la legge sul consumo di suolo è ferma da molto tempo in Parlamento), dove l’Italia si posiziona addirittura in fondo alla classifica, al 166esimo posto.
L’Italia prima per la tutela delle aree protette
Stesso discorso per la tutela degli ecosistemi marini, in cui il nostro Paese si posiziona al 108esimo posto, mentre per la CO2 emessa l’Italia è 111esima. Per fortuna c’è anche un dato positivo che arriva dalla “protezione del bioma”, indicatore che in pratica tiene in considerazione il numero di aree protette, dove il nostro Paese è al primo posto.