Vino sottomarino: promuove anche la sostenibilità
In Liguria la prima cantina subacquea, e quando si parla di vino sottomarino si dice rivoluzione. Lì sotto è fresco e poi non ci sono sbalzi termici, l’ideale perché invecchi bene“, dicono gli esperti che trattano questa tipologia di prodotto.
L’idea
Non solo in cantina, il vino può essere affinato anche negli abissi marini. Sono sempre di più i produttori, sia in Italia che all’estero, che si affidano all’acqua del mare per la maturazione delle loro bottiglie.
Si tratta di vere e proprie cantine sottomarine create nei fondali, incastonate tra gli scogli o addirittura nascoste all’interno di relitti di navi affondate. Sì proprio così, tutto ciò ha del surreale, invece è pura realtà e il tutto ha un fascino inaudito.
Perché sott’acqua?
I promotori di questo metodo di affinamento ritengono che il particolare microclima che si viene a creare con temperatura costante, assenza totale di luce e di ossigeno, a cui si aggiungono il movimento delle correnti e delle onde che cullano le bottiglie e il completo riparo dalle fasi lunari, fa sì che si creino le condizioni ottimali per la maturazione del vino.
L’affinamento sott’acqua viene utilizzato per creare vini speciali, eccelsi, vini da collezione, pezzi unici. Dalla Liguria alla Sardegna, dall’Emilia Romagna alla Grecia e Croazia, stanno crescendo le aziende vinicole che affinano il vino sott’acqua.
Liguria, Emilia Romagna e Sardegna
Tra i pionieri dell’affinamento negli abissi marini vi è l’azienda vinicola Bisson che, grazie alla mente visionaria del titolare Piero Lugano, nel 2009 ha creato una cantina nei fondali marini a largo delle coste di Porto Fino. L’idea è nata dalla constatazione che il vino contenuto nelle anfore ritrovate nei relitti marini si conservava in ottimo stato.
La Tenuta del Paguro di Brisighella dal 2010 adotta un metodo di affinameto davvero speciale. Le bottiglie Merlot, Sangiovese, Albana e Cabernet vengono inabissate nel relitto di una piattaforma petrolifera al largo di Ravenna che affondò nel lontano 1965 a seguito di un incidente. Le bottiglie rimangono sommerse in gabbie di acciaio inox, dai 6 ai 12 mesi ad una profondità di 30 metri, maturando senza alterazioni il loro gusto armonico e rotondo.
Ci spostiamo sulle Isola precisamente in Sardegna dove la Cantina Santa Maria La Palma nei pressi di Alghero produce l’Akènta Sub, un vino speciale dal carattere spiritoso prodotto con uve di Vermentino di Sardegna sapientemente raccolte a mano e realizzato con metodo ‘Charmat’, affinato nei fondali delle acque del Parco di Porto Conte. L’affinamento avviene a 40 metri di profondità ad una temperatura costante tra i 12° e 14° C.
Un’iniziativa sostenibile
Ma non è tutto, perché libera spazio nelle cantine tradizionali e, soprattutto, riduce l’impatto ambientale della conservazione in cantina, visto che l’invecchiamento in mare non necessita di lavorazioni meccaniche specifiche, locali dedicati e climatizzati, andando anche a garantire un forte risparmio energetico.
Le bottiglie che riposeranno in mare sono dotate di un sistema anticontraffazione, basato sulla tecnologia blockchain, che ha come obiettivo quello di preservare e tutelare l’unicità del prodotto. Tra i vini immersi si trovano vini fermi bianchi, rossi, rosati, spumanti e liquori; tra le etichette segnaliamo Tenuta Campo al Signore Bolgheri, La Cappelletta Portofino DOC della Duchessa di Westminster Natalia Grosvenor, Piero Dry Gin, Niasca Portofino Vermentino dal Monte di Portofino DOC, Francesco Intorcia Marsala, Primaterra Vini dell’Etna.