Quando si distrugge la propria bellezza, il futuro è segnato
Da un articolo di Simone Perotti.
Ha destato molto interesse, in Italia, la notizia dell’autosufficienza energetica raggiunta dall’isola di Tilos. Un impianto solare e eolico pagato per più di tre quarti dall’UE, in grado di dare ai 500 cittadini dell’isola (3000 d’estate) sia continuità di rete che autosufficienza energetica. 500 tonnellate di carburanti fossili risparmiati all’ambiente ogni anno. Un segno di speranza.
Poi però sono arrivate altre notizie. Come quella di un piano energetico con l’obiettivo di disseminare su molte isole greche migliaia di pale eoliche gigantesche, e sono circolati video di attivisti che mostravano l’enorme impatto di strade, sbancamenti di terra necessari ai lavori, pale in vetro resina abbandonate, rifiuti di ogni sorta, il tutto in uno dei paradisi terracquei del Mediterraneo, dunque del mondo.
Cosa diventerà la Grecia domani? Qual è il modello di sviluppo che ha scelto? La domanda si associa a quale sia quello scelto dall’Italia (e da tutti gli altri Paesi dell’area) che nel settore delle rinnovabili ha visto sì una forte crescita (un quarto del fabbisogno nazionale) ma anche la pesante irruzione delle mafie. Una situazione ancora molto bisognosa di una chiara visione.
Paesi accomunati da un dilemma: qualcuno, nel mondo politico nazionale e europeo, ha capito bene cosa stiamo vivendo? L’autentica emergenza del momento non è la pandemia, ma il velocissimo superamento di ogni soglia del riscaldamento globale. Tra non molto tempo la crisi ambientale, ormai in fase acuta, farà più morti in una settimana (tra incendi, inondazioni, tornado inusitati, dissesti idrogeologici) di quanto la pandemia non ne abbia fatti in molti mesi. Basta verificare gli ettari andati a fuoco poche settimane fa tra Peloponneso, Eubea, Attica, Meridione d’Italia, Balcani, Maghreb e Anatolia. Eppure la domanda non si riferisce solo a questo, che i politici sembrano ignorare.
Qual è il modello di sviluppo che devono tentare di realizzare i Paesi del Mediterraneo?
Vorremmo dire tutti i Paesi del mondo, per onestà, ma il Mediterraneo ha una storia e un ruolo culturale, morale, che oggi tornano alla ribalta.
Pericle, come Marco Aurelio, avevano un’idea del loro mondo ideale, e in prima persona tentarono di realizzarlo. Ecco cosa ci manca, oggi. Una visione. Come possiamo contrastare il degrado ambientale realizzando però anche benessere diffuso?
Quando si apprende che un’isola come Citera, miracolosamente sfuggita alle devastazioni edilizie negli Anni ’80 e ’90, allo sfruttamento commerciale, all’omologazione dell’offerta turistica, viene individuata come sito adatto per l’installazione di centinaia di pale eoliche di enormi dimensioni (tanto che al tramonto saranno visibili perfino da Milos) capiamo bene che gli errori conseguenti alla mancata visione sono enormi. E gravi, si badi bene, non solo sotto il profilo ambientale, ma anche economico.
In un mondo sempre più massificato, l’offerta economica turistica sarà sempre più al ribasso dei costi. Dunque i luoghi naturali, protetti, dov’è ancora possibile la quiete, l’assenza di turismo massificato, dove il mare e la costa vengono tenuti puliti, dove non tutto è diventato merce, commercio, cultura mercantile massificata, avranno un valore enorme. Non preservare isole come Citera e le centinaia di paradisi greci, è dunque prendere il valore che si ha e buttarlo via. Qualunque esperto di marketing potrà confermarlo. L’Italia ne è l’esempio più tragico: non ha saputo curare il proprio ambiente, non ci ha visto l’enorme risorsa, non ha scelto di posizionarsi come l’ultimo Paradiso di bellezza, abitato e gestito in modo umano, senza sfruttamento sfrenato, non ha investito nell’impatto zero e semmai ha consentito speculazioni, rincorso i modelli turistici nordeuropei e anglosassoni, quelli del low cost, del “c’è posto per tutti”.
E oggi si trova depauperata, le sue coste sono sempre più sporche, l’impatto antropico è fuori controllo. L’Italia di un tempo non esiste più, almeno nei quattro mesi estivi, quelli del 90% del turismo. Un Paese che era simbolo della bellezza, del viaggio sereno, tra gente aperta e sorridente, lontano dal caos delle città, fuori dal rumore… è diventato un “divertificio”, una macchina sbilenca che tenta di ingoiare il maggior numero di turisti possibile. I migliori turisti, e perfino coloro che vogliono vivere in pace, fuggono.
I turisti fuggiranno presto anche dalla Grecia? Questo vuole la Grecia?
La Grecia dovrebbe dotare tutte le isole di sistemi micro-rinnovabili capaci di renderle autonome sotto ogni profilo energetico. Diventerebbe il luogo più virtuoso del Mondo, simbolo di una élite culturale. E questo sì che sarebbe un “brand di valore”, capace di attirare il giusto pubblico, denaro pubblico buono, dove ci sarebbe sviluppo per tutti. Un Paese così sarebbe di esempio, e non avrebbe concorrenti! Soprattutto se la Grecia si impegnasse oggi più di altri nella pulizia e tutela del mare, delle coste, magari bandendo la plastica dalle isole e dai litorali più pregiati della terraferma. Serve una grande campagna di sensibilizzazione ambientale in Francia, ad esempio, dove a Marsiglia è quasi impossibile fare “la differenziata”, come in molti luoghi d’Italia e Spagna, e non nel 1980, ma nel 2021! E così in Grecia, che dovrebbe mantenere e aumentare il proprio valore unico, non certo farne una mega centrale per raccattare incentivi europei. Quegli incentivi arricchiranno qualcuno, forse i soliti imprenditori e politici di sempre, ma impoveriranno il Paese. L’Italia ha già fatto questo errore mettendo centrali a Porto Torres, a La Spezia, o acciaierie a Taranto. Perché la Grecia, che può diventare un leader creando benessere, vuole svendere la sua ricchezza?
Quando si distrugge la propria bellezza, il futuro è segnato. Pericle, Marco Aurelio, non lo avrebbero mai consentito.
Da un articolo di Simone Perotti apparso sul giornale greco Efimeryda ton Syntakton, importante giornale progressista greco.