Correnti e maree per produrre energie rinnovabili: crescono in tutto il mondo i progetti per turbine avveniristiche
Dalla potenza di correnti e maree, arriverà l’energia del futuro. Dalla Scozia al Canada, passando per L’Italia (come in tutte le località dove esistono le condizioni per sfruttare le risorse naturali) prendono sempre più piede i progetti di energia ricavata dalle correnti marine. Un esempio sono le avveniristiche super turbine in grado di produrre fino a 130 miliardi di Watt l’anno.
La Scozia conta su una posizione geografica ideale per sfruttare l’enorme mercato globale dell’energia marina e contribuire a realizzare un’economia a zero emissioni. Ci sta provando con una turbina da 680 tonnellate, prodotta dall’azienda scozzese Orbital Marine Power, battezzata come “Orbital 02”, in grado di generare 2 Megawatt di potenza per 2.000 appartamenti nei prossimi 15 anni.
In Canada è in fase sperimentale il progetto di una piattaforma con turbine ad asse orizzontale dell’azienda Sustainable Marine, in grado di convertire le correnti marine in energia elettrica. Ci vorranno circa 5 anni di sperimentazione per capire se le turbine posizionate da un paio d’anni nella Nuova Scozia potranno essere utilizzate anche dal punto di vista commerciale.
Oceani come centrali elettriche e turbine offshore
Un po’ in tutto il mondo sta crescendo la convinzione che l’energia rinnovabile oceanica ha il potenziale per soddisfare quattro volte l’attuale domanda globale di elettricità. Lo ha dichiarato recentemente anche Francesco La Camera, direttore generale di Irena, l’agenzia internazionale delle rinnovabili.
Secondo l’ultimo report pubblicato da Irena, le risorse marine potrebbero generare fino a 130 mila miliardi di watt di elettricità all’anno. Se i flussi di marea tra l’Atlantico e il Mare del Nord fossero sfruttati completamente, l’energia raccolta potrebbe alimentare quasi la metà dell’intera domanda di elettricità della Scozia, la stessa cosa però non può avvenire in altri territori, sprovvisti di una naturale predisposizione alle maree.
Anche in Italia la progettazione in questo campo viaggia veloce: l’Iswec (“Inertial Sea Wave Energy Converter”), il primo impianto al mondo di generazione elettrica integrata (da moto ondoso e fotovoltaico) in funzione dal 2019 nell’offshore di Ravenna, ha dimostrato affidabilità e capacità di adattarsi alle diverse condizioni di mare. Secondo il rapporto “OceanSet2020”, su investimenti e progetti di ben 11 Paesi europei dedicati all’energia del mare, dopo la Gran Bretagna c’è l’Italia (primo tra i Paesi del Mediterraneo), che sta investendo 5 milioni di euro sullo studio e la ricerca di impianti che producono energia marina.
La forza del mare di Sardegna e del Canale di Sicilia
Esistono delle condizioni naturali per la produzione di energia anche nei mari su cui si affaccia l’Italia: a nord della Sardegna o nel Canale di Sicilia dove, ad esempio, nel 2025 dovrebbero iniziare i lavori del maxi-eolico galleggiante proposto da Renexia (società del gruppo Toto). Centinaia di turbine a 60 chilometri dalla costa e ad una profondità tra i 700-800 metri, capaci di generare a regime oltre 58.200 MW di potenza e di soddisfare il fabbisogno energetico di 3 milioni e mezzo di famiglie. L’operazione prevede un investimento di 120 milioni di euro per la costruzione dell’impianto.
La mente progettuale dietro a quasi tutti i progetti europei dedicati alle energie rinnovabili delle correnti marine è Istituto dell’Ingegneria del mare di Roma, all’interno del CNR. Qui ricercatori e ingegneri lavorano a tempo pieno anche sul progetto MaRINET-2 finanziato dall’Unione europea (il MaRINET-1 si è concluso nel 2015).
Le «prove in acqua» dei progetti del CNR
Più del 50% del budget della Comunità europea è destinato a finanziare attività di sviluppo sperimentale delle nuove tecnologie. Sono oltre 50 le realtà, tra aziende, start up ed enti da tutto il mondo che utilizzeranno la struttura del parco tecnologico del CNR di Roma per le prove in acqua dei loro prototipi. Un bacino di prova lungo 460 metri, tra i primi cinque al mondo, e un altro di 240 metri. E con il tunnel aerodinamico marino più grande d’Europa, l’Istituto è in grado di offrire strutture di prova che si avvicinano molto alle condizioni reali in mare, e per questo motivo vengono scelte da scienziati e ricercatori di tutto il mondo.
L’Istituto dell’Ingegneria del mare sta collaborando anche al progetto portato avanti da Orpc in Alaska, nel fiume Kvichak. Si tratta di un modello di turbine largo cinque metri che saranno testate a Roma.
Il futuro dell’energia ricavata dalle correnti marine è quindi piuttosto promettente rispetto ad altre forme di energie rinnovabili, soprattutto per l’estrema precisione, prevedibilità e durata delle maree. Un’opportunità che se adeguatamente sviluppata, sarà in grado rendere le comunità locali, e intere nazioni, autonome e sempre più sostenibili.