Allarme ghiacciai italiani: al via monitoraggio del loro stato di salute
Negli ultimi 30 anni la massa glaciale dei ghiacciai alpini si è ridotta del 70%, entro il 2050 quasi tutti i ghiacciai al di sotto dei 3.500 metri nelle Alpi molto probabilmente sono destinati a scomparire.
Per monitorare i 13 ghiacciai alpini e il glacionevato del Calderone, dal 23 agosto al 13 settembre ha preso il via la seconda edizione della campagna Carovana dei ghiacciai di Legambiente, in collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI).
Il programma della campagna
Minacciati sempre più dalla crisi climatica, secondo studi scientifici, le temperature medie degli ultimi 15 anni non ne permettono la sopravvivenza. La campagna parte con i ghiacciai dell’Adamello (Lombardia e Trentino) per proseguire in Alto Adige con quelli della Val Martello nel Parco dello Stelvio e quindi il ghiacciaio del Canin in Friuli Venezia Giulia. Si scenderà poi sull’Appennino, per osservare il glacionevato del Calderone, in Abruzzo, tra i più meridionali d’Europa per poi risalire nel nord-ovest alpino con i ghiacciai del massiccio del Gran Paradiso (Piemonte e Valle D’Aosta) e concludere la campagna il 13 settembre presso il Forte di Bard (AO).
La campagna, si legge in un comunicato di Legambiente, è stata inserita nella piattaforma All4Climate – Italy che raccoglie tutti gli eventi dedicati alla lotta contro i cambiamenti climatici che si svolgeranno quest’anno in vista della COP26 di Glasgow. Nel corso di ogni tappa, Legambiente insieme al Comitato Glaciologico Italiano realizzerà dei monitoraggi scientifici ad alta quota per osservare le variazioni storiche dei ghiacciai e per monitorare le trasformazioni glaciali, seguendo il modello delle Campagne glaciologiche che il CGI realizza annualmente dal 1911. Il monitoraggio, oltre a permettere di documentare l’impatto della crisi climatica, consentirà anche valutarne gli effetti sul territorio. La deglaciazione, infatti, coinvolge il deflusso delle acque e il suo stoccaggio così come gli ecosistemi alpini nella loro globalità. Già adesso si osservano i primi effetti concreti su acqua potabile, raccolti, irrigazione, servizi igienico-sanitari, energia idroelettrica e stazioni sciistiche. Di tappa in tappa, nel corso della Carovana dei ghiacciai verranno organizzati anche incontri, mostre, escursioni per conoscere il territorio montano.
Ambiente montano e territorio
“Mentre l’Italia brucia soffocata da una grave emergenza incendi – dichiarano Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – i ghiacciai delle nostre montagne continuano a soffrire. Tutto ciò accade in un’estate caratterizzata sempre più da eventi estremi. Per comprendere meglio le cause e gli effetti di una tendenza apparentemente irreversibile anche quest’anno Legambiente monitorerà l’ambiente montano insieme al Comitato Glaciologico con la Carovana dei ghiacciai, una campagna che ha la capacità di raccontare in maniera tangibile gli effetti della crisi climatica sul territorio a partire proprio dai ghiacciai, indicatori sensibili del cambiamento climatico”.
“La stessa IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change, che recentemente ha denunciato l’intensificazione e l’irreversibilità degli effetti dei cambiamenti climatici – aggiunge Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna – elenca le Alpi tra le aree strategiche più importanti in cui è fondamentale acquisire dati per elaborare strategie di adattamento. Strategie sulle quali Legambiente da anni sta riflettendo chiedendo che vengano messe in campo misure e politiche ambiziose così come su quelle della mitigazione sul clima per arrivare a emissioni nette pari a zero al 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi”.
Il CGI, principale riferimento in Italia per gli studi dell’ambiente glaciale e partner scientifico della Carovana dei ghiacciai, condividerà le sue esperienze di ricerca ed un patrimonio di dati secolare custodito nell’archivio del Comitato che ha sede presso l’Università degli studi di Torino. “Sin dal 1911 – dichiara Marco Giardino, segretario del Comitato Glaciologico Italiano – il CGI promuove e coordina campagne glaciologiche annuali, e grazie al lavoro di operatori glaciologici volontari e ad un protocollo scientifico stabilito dal Comitato è stato possibile documentare storicamente lo stato dei ghiacciai italiani e quantificare le fluttuazioni delle fronti glaciali per più di un secolo. Un patrimonio di conoscenze indispensabile anche per disegnare anno dopo anno gli scenari futuri dell’ambiente d’alta quota nel nostro paese”.