Eventi climatici estremi: vicini al punto di non ritorno?
Dobbiamo abituarci a vivere continui eventi climatici estremi? Possiamo ancora intervenire per evitare le conseguenze irrecuperabili della crisi climatica in atto?
Prendendo atto del rapporto sul clima pubblicato ieri dall’ONU possiamo vedere che la in situazione è critica (come da noi più volte evidenziato, ndr). Tuttavia il rapporto non ci da le soluzioni. Sarà cura dei governi di tutto il mondo trovarle.
Il rapporto
È l’allarme più forte mai lanciato dall’Ipcc, l’ente inter-governamentale delle Nazioni Unite che periodicamente valuta lo stato delle temperature della Terra. I grandi cambiamenti climatici sono ormai «inevitabili e irreversibili», si legge nel sesto Rapporto Ipcc pubblicato nei giorni scorsi. Secondo lo stesso, molti di questi cambiamenti climatici sono senza precedenti. Inoltre, alcuni effetti sono irreversibili come il continuo aumento del livello del mare.
La soglia dell’aumento della temperatura media del pianeta di 1,5 gradi centigradi sarà raggiunta attorno al 2030, dieci anni prima del previsto. Così, pianeta subirà un aumento “senza precedenti” di eventi meteorologici estremi.
Per fare qualche esempio, lo scioglimento dei ghiacci ha causato il riversamento di miliardi di tonnellate di acqua negli oceani, provocando l’innalzamento dei livelli dei mari, con conseguenze talvolta già irreversibili. Rispetto agli anni Cinquanta, inoltre, ci sono state ondate di caldo più intense e più frequenti nel 90 per cento delle regioni del mondo, che sono collegate allo scoppio di incendi vastissimi, e il riscaldamento globale ha influenzato anche altri eventi meteorologici estremi, come le recenti alluvioni in Germania e in Cina.
I dati
Le concentrazioni di CO2 registrate nell’atmosfera nel 2019 sono state le più alte degli ultimi 2 milioni di anni. Il gas serra (metano e ossido di diazoto) le più elevate degli ultimi 800.000 anni. L’aumento di temperatura della Terra registrato nell’ultimo mezzo secolo è stato il più repentino degli ultimi 2.000 anni.
Il rapporto ribadisce che l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici disastrosi sono dovuti senza alcun dubbio all’attività dell’uomo. In particolare, a tutto ciò avviene in un modo che non ha precedenti nel passato.
E con 1,5 °C di riscaldamento globale si avranno ondate di calore più frequenti, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Se invece l’incremento di temperatura media globale (rispetto al periodo pre-industriale) toccasse i 2 gradi, allora le conseguenze sarebbero ancora più gravi.
Il rapporto è oggettivamente molto allarmante. Spiega infatti che un ulteriore aumento delle temperature è inevitabile, ma che non è ancora troppo tardi per impedire che nei prossimi decenni le temperature medie globali crescano di più di 1,5°C rispetto al periodo pre-industriale.
Gli scienziati hanno infine evidenziato che, mentre la riduzione delle emissioni di inquinanti ha un rapido effetto sulla loro concentrazione in atmosfera (con conseguenze positive sulla nostra salute), con la anidride carbonica e altri gas serra, occorrono riduzioni di notevole entità e sopratutto durature nel tempo.
Il futuro
Nel rapporto, vengono simulati cinque possibili scenari con il relativo clima del futuro che descrivono contesti in cui non vi è alcuna sostanziale mitigazione rispetto alle emissioni di CO2. Un contesto intermedio, con mitigazione modesta, e contesti che descrivono scenari a basso contenuto di co2 con emissioni nulle raggiunte nella seconda metà del 21° secolo.
Molte delle variazioni già osservate nel sistema climatico, fra cui aumento della frequenza e dell’intensità degli estremi di temperatura, ondate di calore, forti precipitazioni, siccità, perdita di ghiaccio marino artico, manto nevoso e così via, diventeranno più intense al crescere del riscaldamento globale.
Uno cosa è certa, occorre intervenire subito e in maniera globale. Il futuro è adesso e prima che sia tardi, vorremmo vedere fatti e non soltanto dati e studi che confermano quello che da qualche tempo già si sapeva.