Museo subacqueo: l’idea di un pescatore a sostegno della fauna del mare
Un problema che affligge l’ambiente marino è certamente la pesca a traino che, oltre a decimare le specie degli oceani, sradica la Posidonia, l’erba del mare essenziale nell’ecosistema del Mediterraneo.
Così un pescatore toscano ha ideato e promosso un’idea: quella di creare un museo subacqueo fatto di opere d’arte che di fatto impediscono il traino.
L’impatto della pesca a traino
Sebbene vietato da diversi paesi, la pesca a traino continua a danneggiare i nostri mari e la fauna che ci vive. L’impatto di questa pesca, che prevede l’appesantimento con grosse catene per giungere al fondo degli oceani, è devastante per tutto l’ecosistema marino, incluso le uova di diverse specie. Si può dire che è come se un cacciatore bruciasse una foresta per prendere la propria preda. Nonostante i divieti, continua ad esistere in maniera illegale anche utilizzando sistema avanzati di tecnologia per sviare i controlli della Guardia Costiera. L’impatto di questa pesca è negativo anche sulla pesca legale e, per tale motivo, un pescatore toscano ha avviato una protesta per cercare di attirare l’attenzione su questo fenomeno.
Cosa ha fatto il pescatore toscano
Il pescatore ha iniziato a distruggere le reti con il filo spinato in alcune occasioni, poi ha fatto finta di appartenere alle forze della polizia. Nel corso dei suoi tentativi di riportare la pesca alla legalità e alla sostenibilità, non sono mancati tanti nemici e, ahimè anche minacce e impedimenti per la sua attività. Ha quindi cercato di incentivare il turismo della pesca, portando visitatori sulla sua barca e insegnando a pescare in maniera lecita. Ma le sue iniziative non sono bastate. Nel 2006, la Regione Toscana ha fatto affondare nei mari dei blocchi di cemento per impedire la pesca a traino, bloccando le reti e le catene. Tuttavia, questi blocchi erano molto distanziati e non hanno dato i risultati sperati. A questo punto, il nostro pescatore ha pensato che fosse meglio gettare sui fondali opere d’arte invece di blocchi di cemento. E’ così che ha avviato alcune richieste di donare almeno 2 blocchi di marmo di Carrara alle vicine cave. Invece di due blocchi, ha ricevuto una donazione di 100 blocchi. Così si è sparsa la voce anche tra turisti ed è stato avviato un crowdfunding. Al tempo stesso, il pescatore ha persuaso degli artisti a lavorare i blocchi di marmo che lui stesso ha messo sui fondali.
Gli effetti delle sculture
Le sculture subacquee hanno creato sia una barriera fisica per le reti che un museo unico al mondo. Sono state messe in cerchio a 4 metri di distanza con un obelisco al centro realizzato dall’artista Massimo Catalani. L’artista Emily Young ha realizzato quattro sculture; nei pressi c’è una sirena realizzato da Aurora Vantaggiato.
Il museo è aperto a chiunque possa organizzare un’immersione. Si trova nella zona dell’Argentario della costa toscana, una zona marina fortemente danneggiata dalla pesca a traino. Una pesca che in questa zona è stata assimilata a quella che si fa con le esplosioni in quanto, nel catturare i pesci, si distrugge un intero habitat. Per fortuna, gli effetti del Museo subacqueo sembra siano molto positivi sull’area. Mentre 10 anni fa la Posidonia stava scomparendo, secondo l’ARPAT pare stia ricrescendo. Anche la vita marina ritorna, le alghe coprono le statue e le astici hanno ripreso a dimorare nei suoi pressi. E’ così che il nostro pescatore ha ricreato un piccolo ecosistema, prendendo spunto da quello che vedeva sott’acqua da bambino, ovvero i resti di navi affondate che diventavano habitat della fauna marina. Una bella iniziativa, un esempio di come anche una sola persona e le sue idee possono migliorare una situazione dannosa per la vita del mare.
E la vita del mare è la vita di tutti noi e del nostro Pianeta.